Il Patentino
Ora più di prima dunque non si può essere tartufai improvvisati, poiché intorno a questo tubero è nato un commercio globale; da qui non solo la necessità di un riconoscimento legale di un marchio depositato, ma anche il possesso di una “patente” per cercare i tartufi. Bisogna insomma formarsi e sostenere un esame per diventare tartufaio e quindi praticare la raccolta come è sottoscritto all’Art. 10 della L.R. n°50 dell’11/04/95 modificata dalla L.R. n°64 del 07/08/96. L’idoneità è infatti conseguita in virtù del superamento di un esame da sostenere dinanzi a una Commissione nominata dalla Provincia per ogni rispettivo capoluogo (ART.10 com.2). La Commissione d’esame è costituita da esperti, dirigenti responsabili del settore Agricoltura e Foreste della Provincia, del Corpo Forestale dello Stato, delle stesse Associazioni dei raccoglitori. L’esame verte sul riconoscimento delle varie specie dei tartufi, e dei tartufi di san miniato, sulle tecniche di raccolta e sul miglioramento delle tartufaie, ma anche di salvaguardia e mantenimento degli ecosistemi tartufigeni, sulle normative nazionali e regionali, su semplici nozioni di micologia, botanica e selvicoltura (ART.10,com.6). Una volta ottenuta l’idoneità, il futuro tartufaio richiede al Comune di residenza il tesserino di idoneità, che ha validità quinquennale sull’intero territorio nazionale (ART 11 com.1,3,4).