"Il cercatore di tartufi di San Miniato"
Insieme al cane da tartufi, i veri artefici della raccolta del tartufo, sono i cosiddetti “Tartufai”, cercatori di tartufi, o cacciatori di tartufi che dir si voglia; figure ormai storiche che grazie alla loro maestria nell’allevare i loro fedeli amici a quattro zampe e ad una conoscenza approfondita del nostro territorio, tengono vivo l’intera filiera del mercato del tartufo; passando di mano in mano quel il “fiore” cosi pregiato, fino alle tavole dei ristoranti più pregiati.
di quei luoghi, bianco come i petali della margherita nella sua polpa carnosa, raro e pregiato perché occorreva dissotterrarlo e, prima di tutto, scoprirlo in virtù del profumo intenso proveniente dal terreno. Ecco perché erano, e sono tuttora essenziali, cani opportunamente addestrati, inseparabili dalla figura del tartufaio con la sua vanghetta per l’escavazione del tubero, pronti, insieme, a percorrere a piedi decine di chilometri per raggiungere i migliori luoghi di ricerca. Nel passato si andava perfino con la lampada a petrolio servendosi di maiali, dotati del giusto fiuto per svolgere, anche se con minore frequenza, il ruolo dei cani.
E’ un rituale altrettanto importante quello di tener nascosto agli altri il luogo di raccolta, magari trasmesso di padre in figlio. Il tartufaio compie infatti la sua ricerca all’alba,cambia spesso itinerario, lascia il suo mezzo di trasporto lontano per far perdere le sue tracce. Quelli più abili tolgono la prima zolla di terreno in un unico blocco per poi ricollocarla nello stesso punto al termine dell’escavazione, ricomponendo perfino lo strato erboso. E’ abitudine di ogni tartufaio segnare su un calendario il luogo e il momento del ritrovamento dei tartufi di San Miniato, così da tornarvi l’anno successivo nello stesso periodo, ma anche i luoghi in cui cercare a seconda delle diverse condizioni climatiche, sapendo che, con la prima pioggia, essi nascono in certe zone e non in altre. Il comportamento del cercatore di tartufi è comunque fondamentale per non impoverire le tartufaie naturali; non si lasciano buche di escavazione aperte, non si raccolgono prodotti non ancora maturi per non compromettere il micelio tartufigeno. occorreva dissotterrarlo e, prima di tutto, scoprirlo in virtù del profumo intenso proveniente dal terreno. Ecco perché erano, e sono tuttora essenziali, cani opportunamente addestrati, inseparabili dalla figura del tartufaio con la sua vanghetta per l’escavazione del tubero, pronti, insieme, a percorrere a piedi decine di chilometri per raggiungere i migliori luoghi di ricerca. Nel passato si andava perfino con la lampada a petrolio servendosi di maiali, dotati del giusto fiuto per svolgere, anche se con minore frequenza, il ruolo dei cani.
E’ un rituale altrettanto importante, di ogni cercatore dei tartufi di San Miniato, quello di tener nascosto agli altri il luogo di raccolta, magari trasmesso di padre in figlio. Il tartufaio compie infatti la sua ricerca all’alba,cambia spesso itinerario, lascia il suo mezzo di trasporto lontano per far perdere le sue tracce. Quelli più abili tolgono la prima zolla di terreno in un unico blocco per poi ricollocarla nello stesso punto al termine dell’escavazione, ricomponendo perfino lo strato erboso. E’ abitudine di ogni tartufaio segnare su un calendario il luogo e il momento del ritrovamento dei tartufi, così da tornarvi l’anno successivo nello stesso periodo, ma anche i luoghi in cui cercare a seconda delle diverse condizioni climatiche, sapendo che, con la prima pioggia, essi nascono in certe zone e non in altre. Il comportamento del cercatore di tartufi è comunque fondamentale per non impoverire le tartufaie naturali; non si lasciano buche di escavazione aperte, non si raccolgono prodotti non ancora maturi per non compromettere il micelio tartufigeno.